EVENTI
Associazione Culturale Padiglione Ludwig e ENFI Teatro srl
Giorni Infelici - di e con Sabrina Scuccimarra
regia Martino D’Amico
musiche di Gioacchino Balistreri
disegno luci Alessio Pascale
assistente alla regia Matteo D’Incoronato
Giorni Infelici è un atto di coscienza, l’evidente inutilità dello sforzo di rompere l’assordante cliché in cui abbiamo chiuso la nostra esistenza. Donna, la protagonista e sola interprete di se stessa, affronta la sua magnifica giornata con la corazza delle conversazioni abitudinarie e degli amori ideati, attenta a che tutto resti incanalato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in 50 anni di semi-vita. E cosi, da sempre e per sempre, per arrivare alla fine della giornata. Anche la vitalità di un cervello e di un cuore vivo e pulsante, viene ridotta a modello intangibile ed inalterabile; anche un ricordo improvviso o una pausa non prevista, potrebbe distruggere quel castello di certezze. Donna recita così il suo copioncino quotidiano ma l'inaspettato arrivo di una “vicina” stravolge tutto, costringendola a cambiare il finale.
Lo spettacolo prende spunto, ovviamente, da Giorni Felici di S. Beckett. Prende spunto, sia chiaro, come accade dai grandi maestri, ma non vuole minimamente paragonarvisi ne esserne estensione. E se nel capolavoro del grande scrittore irlandese, la forza drammatica non risiede nel dialogo, perfetto e senza increspature, riproducente una normale conversazione di una coppia piccolo borghese impegnata in discorsi di circostanza, ma nel dato visivo (la desertificazione scenica, la pistola, …) in Giorni Infelici, il dialogo che Donna inscena coi suo personaggi brevettati, riproduce l’atto di coscienza del cliché di vita e quotidianamente ne riafferma la forza e il valore, in uno sviluppo solo illusorio di consapevolezza. Cristallizzato, invece, anch’esso in un modello rassicurante e partecipato. Qui, cioè, la traccia di vita è lo sforzo di consapevolezza e parlarne, parlarne, parlarne … Donna ci mostra, suo malgrado, non l’umano soffrire, il vuoto delle nostre esistenze ma come noi sopravviviamo ad esso, in un processo che appare cosciente ma cosciente non è. E questo è anche molto comico.